Si possono pignorare i Bitcoin o le altre criptovalute? La parte legale che maggiormente ci interessa e ci incuriosisce è quella relativa alla possibilità di pignorare la criptovaluta e, dunque, di sottoporre le medesime somme ad espropriazione. Giuridicamente nulla osta ad un’eventuale azione esecutiva verso un conto in denaro digitale ma, dal punto di vista pratico, non può disconoscersi come l’operazione sia estremamente complicata, se non addirittura impossibile. Difatti l’utente che utilizza i bitcoin o qualsiasi altra valuta digitale dispone di un wallet al quale è associato un codice. Ovviamente l’unico che possiede le informazioni sul wallet (chiave privata e password) é il titolare e, come ben sappiamo non esiste un ente centrale né tanto meno qualcuno presso il quale effettuare il pignoramento presso terzi (exchange a parte).
Come si sono espressi i tribunali a riguardo?

Come si è già visto, il Tribunale di Brescia ipotizza l’impossibilità, di fatto, di espropriare le criptovalute stante “l’elevato contenuto tecnologico dei dispositivi di sicurezza e senza il consenso e la collaborazione spontanea del debitore” (Tribunale di Brescia, Decr. 18.07.2018).

Possiamo dire quindi che è possibile il pignoramento delle criptovalute a livello giuridico ma di fatto impossibile a livello pratico. Bisognerebbe conoscere il numero identificativo del wallet del proprietario, magari attraverso il pignoramento dei suoi beni elettronici. Oltretutto bisognerebbe conosciere la chiave privata del portafoglio che quest’ultimo dovrebbe gentilmente concederci. Senza contare che in ogni caso se ha fatto una copia di backup del wallet, potrà ripristinare le criptovalute su un altro dispositivo e spostarle immediatamente su un’altro portafoglio digitale.

Anche immaginando un’altro scenario, dove attraverso un analisi dei conti bancari del debitore, si riesca a risalire su quale exchange questo vada a depositare il denaro per poi convertirlo in denaro digitale. Potremmo poi bloccare le somme di denaro depositate sulla piattaforma e riscuotere i crediti a noi dovuti su quell’exchange con un “pignoramento presso terzi”. Sempre sperando che la piattaforma collabori e si trovi in uno stato che ha aderito alle convenzioni internazionali. Ma questa ipotesi è pura fantasia e come risultato alla “fantasia” otteremo la “fantascienza”. Di fatto chi approccia il mondo delle criptovalute sa bene che è rischioso detenere liquidità sugli exchange, quindi una volta acquistato o venduto il denaro in valuta ordinaria per denaro in valuta digitale quest’ultimo quasi sempre trasferirà la criptovaluta su un wallet privato.

Ma è legale per il debitore tenere i soldi in criptovalute?
In data 22 ottobre 2015 una sentenza resa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha asserito che, le attività di cambio di criptovalute in moneta tradizionale e viceversa, rientrano a pieno titolo tra le attività esenti dall’applicazione dell’Iva per le transazioni compiute all’interno del territorio europeo (V. Corte di Giustizia, Sez. V, Causa C-2642014, 22 ottobre 2015). Alcuni autori hanno asserito che questa novità apporterà significativi vantaggi al mercato interno.
Oltretutto va sottolineato che proprio al pari del denaro contante, la legalità nel detenere denaro digitale, dipende dalle finalità, dalla provenienza, e dal paese in cui si detiene.
Il debitore dovrà in ogni caso comunicare le sue posizioni attive in denaro digitale in quanto potrebbe andare incontro a un procedimento penale nel caso ometta o dichiari il falso (se ad esempio venissero scoperti bonifici verso gli exchange attraverso i movimenti del conto corrente o dalle transazioni della carta di credito). Tuttavia anche comunicando se ha attive delle posizioni e in che quantità, il pignoramento potrebbe ancora una volta non andare a buon fine. Come detto in precedenza oltre all’indirizzo del wallet è necessario possedere anche la chiave privata. Dato che come dice qualcuno domandare è lecito, il giudice potrebbe essere libero di chiedere la chiave al debitore ma, quest’ultimo sarà altrettanto libero di comunicare che l’ha perduta, oppure che l’account è stato hakerato, spostando le criptovalute su un altro wallet. I wallet infatti sono definiti al portatore come il denaro contante e non sono nominativi.
Il pignoramento del denaro digitale rimane quindi un’utopia che potrebbe lasciare con l’amaro in bocca qualsiasi creditore. Chiunque esso sia.
Se se interessato alla compravendita di denaro digitale, in questo articolo spieghiamo come vendere e acquistare criptovalute su Coinbase.
Ti ricordiamo che puoi unirti alla nostra community sul nostro gruppo facebook oppure seguirci sul canale telegram.
SE TI E’ PIACIUTO L’ARTICOLO E VUOI OFFRIRCI UN CAFFE’ CON PAYPAL CLICCA QUI’